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Fare un lavoro interiore è pericoloso perché:
Risveglia la nostra intelligenza emozionale profonda, ci obbliga a vedere.
Una volta che abbiamo visto, non possiamo più fingere indifferenza.
Non possiamo più fingere indifferenza verso le cose che facevamo in modo automatico e che non ci attraggono più, che erano un riempitivo per non sentire il dolore.
Porta a galla i conflitti. Porta a galla il dolore.
Porta a galla il terrore di vedere che dobbiamo cambiare radicalmente la nostra vita.
Ci porta a scoprire molte delle regole che abbiamo inconsciamente accettato a cui ci siamo adeguato e che forse non ci servono più.
Ci sbatte in faccia la verità e contemporaneamente la paura di raggiungerla.
Perché la verità ci spoglia nudi e ci lascia solo l’essenziale.
Il Buddha diceva: “Ci sono solo due errori che si possono fare nel cammino verso la verità: non andare fino in fondo e non iniziare”.
Ma la tendenza dell’essere umano è di ritornare sui propri passi, per due motivi fondamentali: ha tremendamente paura dell’ignoto e contemporaneamente ha bisogno di riconoscersi, di identificarsi, perché quando cadono tutti i paletti dell’identità, l’essere umano non sa più chi è, e in quella condizione teme di perdersi, anche se è solo perdendosi che può ritrovarsi.
Ma la paura è forte e non siamo dentro un film di Guerre Stellari, siamo nella vita e quante volte chiediti hai rinunciato alla libertà in funzione di una maggiore sicurezza che ti permettesse di stare sicuro al caldo.
Guardate Netflix, è meglio!