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Lottare o arrendersi è una contrapposizione sensata. Cosa voglio dire?
È come destino o libero arbitrio, sono le due polarità che se rese consapevoli diventano complementari. è come meditare o praticare la non meditazione promulgata da Tulku Urgyen.
C’è una parte di persone che sostengono che si debba lottare per affermarsi nella vita e ce n’è un’altra che sostiene che si debba arrendersi all’amore e che quando lo facciamo, accogliamo l’universo dentro di noi.
Ovviamente questi due punti di vista così differenti si autosostengono attraverso le convinzioni e sappiamo che cambiare le convinzioni è un’opera alchemica che si svolge all’interno di noi ma che è supportata dai fatti esterni.
Ad esempio se la vita mi porta di continuo situazioni in cui devo lottare per affermarmi, la vita diventa una lotta vera e propria. Questa lotta è buona oppure no?
Qualche tempo fa sul mio blog dei fiori ho scritto un articolo sulle donne che resistono, te lo linko qui sotto. Se la mia vita è una lotta, è fatta di resistenza, di opposizione, allora significa implicitamente che vedo la vita come qualcosa di contrario a me e reagisco, lottando.
https://ifioridibach.com/le-donne-che-resistono-non-sono-forti/
Per cambiare questa posizione esistenziale, ho necessità di cambiare la convinzione sottostante. E come si fa? Si può entrare nella sofferenza necessaria che emerge quando mi confronto con le mie convinzioni. Quali convinzioni?
Le esploro e le vado a conoscere. Se voglio, ovviamente, è libero arbitrio. È chiaro che chi percepisce la vita come una lotta continua, sarà poco propenso a fare un lavoro di esplorazione interiore, perché in quel momento la sua energia va da dentro a fuori e non da fuori a dentro.
L’energia dovrebbe muoversi con alternanza come il respiro. Da fuori a dentro, raccoglie gli stimoli, da dentro a fuori, li trasforma e li porta nel mondo. In questo equilibrio, c’è armonia, nell’armonia, c’è la pace.
Se e quando propendiamo solo per una polarità, la vita si polarizza e tende a ricercare l’equilibrio attraverso agenti inconsci che riportino l’equilibrio, l’armonia, dove non c’è. Questi agenti inconsci, li chiamiamo fato, destino, malattia, casualità. Sono quelle sincronicità che accadono, ma siamo noi che le abbiamo attratte inconsciamente per evolvere.
Se riusciamo a ritrovare l’equilibrio, si spengono, altrimenti si manifestano e ci vengono a dire che è necessario cambiare. Allora siamo costretti ad arrenderci alla loro presenza, all’evidenza.
E ancora, con la loro presenza, possiamo scegliere se lottare, quindi andare contro, oppure arrenderci ed accogliere. Buon lavoro.